Nel 92% dei casi i sistemi di videosorveglianza violano la normativa sulla privacy e la protezione dei dati personali.
A quattro anni dall’entrata in vigore del GDPR, le città italiane sono sempre più smart; ma gli occhi delle telecamere disseminate ormai ovunque non sono troppo rispettosi della privacy dei cittadini.
Ad evidenziarlo è un’indagine condotta da Federprivacy in collaborazione con Ethos Academy su un campione di circa 2.000 individui. Risultato che solo l’8% degli intervistati che è entrato in un esercizio pubblico dotato di un sistema di videosorveglianza afferma di aver trovato esposto un regolare cartello di informativa che avverte in modo chiaro e trasparente la presenza di telecamere; con l’indicazione dei corretti riferimenti normativi e delle informazioni complete che dovrebbero essere fornite all’interessato.
Addirittura, dallo studio è emerso che nel 38% dei casi non c’è proprio alcun cartello che mette a conoscenza il cittadino della presenza delle telecamere; e anche se nel restante 54% dei casi l’interessato prende atto che è esposto un cartello, tuttavia questo risulta non compilato con le informazioni necessarie o del tutto inadeguato a causa di riferimenti normativi obsoleti o sbagliati.
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