Chi siamo
AssoBirra, Associazione degli Industriali della Birra e del Malto, nasce nel 1907 e riunisce le aziende che producono e commercializzano birra in Italia. Aziende che, complessivamente, coprono più del 98% della produzione di birra nazionale e rappresentano oltre il 70% della birra consumata in Italia, dando lavoro direttamente e con il loro indotto a oltre 136.000 persone.
Aderisce a Confindustria, Federalimentare, BoE (The Brewers of Europe), Euromalt, EBC (European Brewery Convention).
AssoBirra svolge funzioni istituzionali, di sviluppo tecnologico e di promozione della cultura, della conoscenza e del consumo responsabile della birra. Questa missione si concretizza attraverso la realizzazione di studi e ricerche per la qualità e l’innovazione tecnologica dei processi produttivi e la promozione di campagne di comunicazione, mirate ad una maggiore conoscenza del prodotto birra e all’affermazione di una cultura di consumo consapevole delle bevande alcoliche.
Al Governo e al Parlamento
La pressione fiscale sulla birra in Italia è fra le più alte in Europa. E continua ad aumentare.
Una situazione insostenibile per i 35 milioni di italiani che bevono birra, per i 500 produttori italiani e per le 136.000 persone che lavorano con e nel settore.
Chiediamo al Governo e al Parlamento di annullare l’aumento delle accise previsto a gennaio 2015 e di ridurre la pressione fiscale sulla birra.
Negli ultimi 5 mesi le accise sulla birra sono aumentate del 15%. E un nuovo, forte, aumento è previsto per il 1° gennaio 2015. In tutto, il 30% di tasse in più in soli 15 mesi.
Già oggi paghiamo 40 centesimi di tasse su una birra da 1 euro. E se l’aumento previsto a gennaio 2015 entrerà in vigore, quasi un sorso su due della nostra birra se ne andrà in tasse.
L’accisa italiana sulla birra, già fra le più alte dell’Europa continentale, diventerà così la più alta subito dopo la Danimarca.
È una situazione insostenibile. Per i 35 milioni di italiani che hanno il piacere di bersi una birra, per gli oltre 500 produttori italiani e per le 140.000 persone che lavorano con e nel settore della birra nel nostro Paese.
Una situazione che è ancora possibile cambiare, continuando a sostenere la nostra campagna e chiedendo al Governo e al Parlamento di annullare l’aumento delle accise previsto a gennaio 2015 e di ridurre la pressione fiscale sulla birra.
La nostra campagna ha già raggiunto un primo significativo risultato: il 19 febbraio scorso il Parlamento ha congelato l’aumento delle accise sulla birra previsto per il 1° marzo. Un primo passo verso un trattamento fiscale più equo della birra. Un risultato importante perché il mondo della politica si è accorto che discriminare la birra rispetto a tutte le altre bevande da pasto è ingiusto. E anche un segnale concreto di ascolto verso gli oltre 65.000 italiani che hanno firmato la nostra petizione.
Ma non basta: ad oggi l’aumento previsto per gennaio prossimo – comprendente anche quello che sarebbe dovuto scattare il 1° marzo 2014 – è confermato, e allora quasi un sorso su due della nostra birra se lo berrà… il Fisco.
Ridurre le tasse sulla birra è giusto per tanti buoni motivi.
- La birra è l’unica bevanda da pasto tassata con le accise in Italia, e i nuovi aumenti rendono ancora più iniqua questa discriminazione.
- Le accise sulla birra colpiscono una bevanda naturale e poco alcolica, bevuta da 35 milioni di persone a casa, in pizzeria, al bar, al ristorante. Un prodotto popolare e di massa, per cui gli aumenti delle accise incidono soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione, i consumatori a più basso reddito.
- Con meno tasse il settore birrario può continuare a creare occupazione e opportunità imprenditoriali per i giovani, come sta facendo da qualche anno. Negli ultimi 5 anni, ad esempio, sono nate 300 microaziende birrarie, ad opera perlopiù di under 35.
- Con nuove tasse invece aumentano i prezzi, e l’inevitabile riduzione dei consumi di birra rischia di non portare alle casse dello Stato l’atteso aumento di gettito fiscale. È già successo in molti Paesi europei. In Gran Bretagna, ad esempio, a fronte di forti, progressivi aumenti delle accise sulla birra, il gettito fiscale è addirittura diminuito.
Se non si riducono le tasse sulla birra si rischia di mettere in ginocchio un settore dove operano oltre 500 aziende tra marchi storici e microbirrifici artigianali. Un settore che dà lavoro direttamente a 4.700 persone, che salgono a circa 140.000 con l’indotto allargato.
Un settore italiano, diffuso sul territorio, che esporta lo stile di vita e la qualità italiana nel mondo, che non delocalizza e contribuisce alla crescita e allo sviluppo dell’agricoltura, della ristorazione e dei pubblici esercizi.
Un comparto giovane, che dà ricchezza al Paese e che ha grandi potenzialità di generare sviluppo e occupazione, soprattutto giovanile.
È arrivato il momento che la politica e le Istituzioni riducano la pressione fiscale sulla birra e mettano in condizione i 500 produttori di birra italiani di realizzare questo potenziale contribuendo a sostenere la ripresa dell’economia.
Per tutte queste ragioni ti invitiamo a firmare l’appello al Governo e al Parlamento italiano a ridurre la pressione fiscale sulla birra e ad annullare l’aumento delle accise previsto a gennaio 2015.
FAI SENTIRE LA TUA VOCE PER RIDURRE LE ACCISE SULLA BIRRA.
SOSTIENI ANCHE TU LA NOSTRA CAMPAGNA.
FIRMA ORA!
Perché l’accisa è una tassa che paghiamo tutti noi. Ogni volta che beviamo una birra. In pizzeria, a casa, ovunque.
Scarica l’appello al Governo e al Parlamento [download .pdf]